La biografia dell'artista

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Olimpia Melis (1887-1975) fa parte di una famiglia di creativi che ha lasciato un’impronta nella storia dell’imprenditoria e dell’arte sarda. Alcuni dei suoi fratelli, Melkiorre decoratore e ceramista, Federico ceramista, e Pino pittore e illustratore, autore tra l’altro di alcune tavole sul Giornalino della Domenica di Vamba, hanno guadagnato notorietà e compaiono in numerose mostre e rassegne.

(Nella foto a sinistra, Olimpia nel 1918)

l'Industria di Filet

Dal canto suo Olimpia a partire dagli anni ’10 del secolo scorso organizzò a Bosa un’industria di Filet, con alcune centinaia di operaie, che all’apice del successo esportava i lavori sia in Europa che a New York.

Questa attività non aveva solo una valenza commerciale, ma la signora Olimpia era riuscita a renderne il carattere artistico, portando il filet a soddisfare nuove richieste d’arredo, come tendaggi, giroletto, tovaglie e bordure, secondo i dettami dell’allora emergente Art déco.

(Nella foto a destra, riquadro pubblicitario dell’attività di Olimpia, tratto dalla “Rivista Sarda”, 1920)

Testimonianze

  • Estratto dall’opuscolo “il filet” di Claudia Bellini, U.N.L.A. Centro di Cultura Popolare, Bosa, 2004.

Le scuole di filet
Gli anni tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, come si è già fatto cenno, furono quelli in cui si andò affermando un chiaro interesse alla creazione delle scuole di ricamo ed alla promozione di strutture, che in qualche modo, favorissero le attività artigianali di tipo esclusivamente femminile.
Anche la Sardegna venne coinvolta nello sviluppo di questo genere di strutture e vide il sorgere di scuole per lo più organizzate come laboratori artigianali, che specializzarono le loro attività tecniche definite, come nel caso del filet.

La prima scuola di filet documentata fu quella che nel 1905 venne creata da Antonietta Delogu a Macomer …La scuola, che chiuse per problemi d’incompatibilità con l’amministrazione locale, operò fino al 1927…
Ovviamente anche nella vicina Bosa, che aveva tutti i presupposti perché queste attività si sviluppassero con una maggiore consistenza, cominciarono a fiorire laboratori simili più o meno con le stesse modalità e obiettivi.

Infatti a Bosa, quasi contemporaneamente alla scuola di Antonietta Delogu, iniziò ad operare, intorno agli anni Dieci, con una numerosa schiera di lavoranti, la signora Olimpia Peralta Melis; era sorella dei più famosi Melchiorre, Federico, Pino: artisti sardi che si cimentarono nella pittura, ceramica e miniatura. La Melis riuscì ad unire all’estro artistico la tradizionale vocazione di famiglia al commercio.

Olimpia Melis nacque a Bosa il primo Aprile del 1887, da Salvatore Melis e Giuseppina Masia; il padre, figlio di un Melchiorre Melis, proveniva da Alghero ed era un agiato commerciante di tessuti. 

Olimpia sposò nell’aprile del 1911 Lorenzo Peralta, ma, pur divenendo madre di tre figli ed avendo la possibilità di condurre una vita agiata, mal si rassegnò a rivestire solo ruoli di moglie e madre. La creatività e capacità imprenditoriale, evidentemente presenti entrambe nel suo carattere, si manifestarono in quelle attività che la videro, in seguito, a rappresentare uno degli aspetti artistici e imprenditoriali più interessanti della Sardegna del tempo. I lavori della sua scuola laboratorio parteciparono spesso alle varie mostre nazionali e internazionali che, in quel periodo, si susseguivano con una certa regolarità.

Nel 1924 la Melis venne insignita, alla Mostra Internazionale di Bruxelles, della grande croce e medaglia d’oro; nello stesso anno a Parigi ebbe il gran prix, medaglia d’oro e coppa d’onore.
La stessa Amministrazione comunale del tempo vide in lei un punto di riferimento a cui rivolgersi in occasione delle Fiere Campionarie di Milano del 1928, 1929, 1934.

La Melis diede vita a diversi laboratori, prima nella sua abitazione nel Corso Vittorio Emanuele, Sa Piatta, presso la Cattedrale, poi nella nuova casa nella Piazza Monumento. Collaborò artisticamente con i fratelli, soprattutto con Melchiorre, che disegnò appositamente per lei, non solo le pubblicità del suo laboratorio per gli anni 1920, 1922, 1924, ma anche bozzetti per il filet; in seguito collaborò anche con altri artisti come Aldo Contini. In quegli anni si accentuarono gli aspetti innovativi, che alcuni autori definirono di “contaminazione”, a seguito dell’introduzione di moduli e tecniche che esulavano da quelli della tradizione sarda.

Fu in quel periodo, in coincidenza dell’avvento del Liberty e del Decò, che s’iniziarono a modificare le destinazioni d’uso del filet e si prese ad impiegarlo, oltre che nell’arredamento domestico e nei corredi, anche nei capi d’abbigliamento, in cui, eseguito con filati pregiati di seta e lino, veniva utilizzato come inserto o bordura per arricchire le linee semplici della nuova moda charleston, che si andava affermando. Il laboratorio Melis con molta probabilità riforniva case di moda del Continente ed aveva punti di vendita, non solo a Roma, al n. 24 del Lungo Tevere Mellini, ma anche al numero 303 nella 53 Strada a New York e teneva rapporti commerciali con la ditta Gritti di Lugano.

La Melis fu una donna dal carattere certamente volitivo e non cesserà di lavorare fin quasi alla fine; infatti le Biennali dell’Artigianato Sardo la vedranno ancora presente negli anni 1960-62-66-68.
Il laboratorio di Olimpia Melis non era il solo presente a Bosa, anche se indubbiamente era quello per il quale lavoravano il maggior numero di donne; ne erano presenti altri …

 

«Il ruolo di Olimpia non è solo quello di individuare,
elencare e far riprodurre motivi dell’antico, ma di un vero e proprio art
director, di un’imprenditrice intelligente capace di estrapolare e ricomporre i
vari motivi del filet. La finalizzazione della struttura alle diverse
destinazioni d’uso la porterà all’invenzione di nuove funzioni e applicazioni
di quest’arte, come l’impreziosimento della sovraccoperta da letto o gli
inserti nei tendaggi…Il processo che anima le composizioni di Olimpia, che
legge ed elabora con attento rigore i motivi tradizionali sardi, è lo stesso
che anche altri artisti isolani a lei contemporanei applicano proprio nei primi
decenni del secolo…avendo come prodotto finale un risultato di contaminazione»

(C.SABA, C'era un fiume e nel fiume il mare, catalogo della mostra "I fratelli Melis", Cagliari 1996)